Originally published in Futurismo, vol.I, no.4, 2 October 1932.
Text below generously provided by Chris Adams (Estorick Collection) and was published in the exhibition catalog for Piety and Pragmatism (26 September – 23 December 2006, Estorick Collection, London).
I nuovi materiali costruttivi non si adattano ai soli edifici di carattere economico, ma contengono delle reali possibilità di sfruttamento estetico non inferiori ai migliori risultati ottenuti con gli antichi materiali ‘nobili’: questi non vengono negati dagli architetti moderni, ma ad essi si aggiungono i materiali nuovi più corrispondenti, nella maggioranza dei casi, alle esigenze dei nostri tempi.
Mentre in un primo periodo la rivoluzione architettonica doveva vincere le sue battaglie fondamentali in campo tecnico ed utilitario, oggi già si intravede la possibilità di avvicinarsi a dei soggetti più carichi di lirismo e di ispirazione. Soggetti cioè dove la fantasia creatrice non sia dipendente da rigorose necessità pratiche, dove lo architetto abbia la libertà di esprimere tutta la potenza del proprio stato d’animo, dove i nuovi mezzi e i nuovi materiali trovino un’interpretazione che riveli loro lo splendore della loro natura.
Le ‘Chiese’ sono senza dubbio le costruzioni alle quali lo architetto può sperare di imprimere il massimo di individualità. Le Chiese richiedono naturalmente il rispetto del dogma: ma questo non ha mai avuto restrizioni di forma e sono ugualmente adatte al culto le architetture più differenti nella Storia dell’Arte.
Sant’Elia aveva sognato di innalzare grandi cattedrali in cemento armato che dominassero la sua ‘città nuova’ con la loro poesia di audacia costruttiva. La morte impedì la realizzazione di questo sogno. Ma oggi in molti paesi di Europa già si profilano le prima sagome di Chiese coerenti con i quartieri razionali delle città. Il ferro e il vetro sono usati largamente e senza danno per il senso religioso che, prima di ogni altro valore, si deve sprigionare da questi edifici: anzi i nuovi materiali evitano l’inconveniente gravissimo di molte antiche costruzioni dove, per la difficoltà di trasporto e per il costo eccessivo si doveva ricorrere a delle ‘imitazioni’ dei materiali nobili’, soluzione questa in contrasto con lo spirito costruttivo di una Chiesa che deve essere assolutamente puro.
Ricorderemo le modernissime chiese cattoliche di Basilea, Amburgo, Berlino, Dusseldorf, ecc. Molti architetti come Holzmeister, Herkommer, Barting [sic], Berlage, Martin Weber, ecc., ecc. hanno realizzato delle Chiese totalmente razionali e subito aperte al culto. Tutte queste costruzioni risentono naturalmente dell’ambiente in cui furono create e, pur nelle leggi strutturali che oggi sono comuni a tutto il mondo, richiederebbero altra interpretazione per la nostra sensibilità latina. Ma per la Germania e per la Svizzera del Nord rispondono pienamente alla loro funzione e si armonizzano con l’aspetto rinnovato delle città.
In altre Chiese, già ultimate in altre città estere, pur dominando un rigido senso razionale di costruzione, vi è ancora un rispetto di certe forme tradizionali che dimostra la paura di liberarsi decisamente di ciò che un tempo era la caratteristica di un edificio religioso. Ne risulta perciò una vaga nostalgia di altri stili in contrasto con il rinnovato spirito architettonico: e ciò è assurdo perchè la ‘religiosità’ di una Chiesa non è data da certe definite sagome, ma dal ritmo generale dell’insieme, dall’armonia poetica dei volumi.
Le nuove Chiese ideate dagli architetti italiani, pur non essendo ancora realizzate dimostrano un’ispirazione infinitamente più lirica.
E, accanto agli architetti tutti gli artisti novatori italiani si preoccupano di raggiungere nelle nuove chiese una unità di stile che mai fu raggiunta all’estero. Matura così, in collaborazione con gli architetti, il carattere delle Chiese del Secolo ventesimo.
La cattedrale di Alberto Sartoris è il più grandioso esempio di quale dovrà essere l’architettura della Chiesa moderna: trionfo dell’acciaio e del cristallo, giuoco di volumi che definisco un ritmo assolutamente originale e che arrivano ad un risultato di severità costruttiva del più alto significato.
Nella Chiesa Futurista ideata da Fillia e da Oriani il predominio del vetro e dell’alluminio tende a raggiungere il massimo di leggerezza e in questo progetto la luce è studiata come funzione strettamente architettonica. Così pure in una altra Chiesa, che Pampolini e Fillia stanno progettando, si cerca di interpretare architettonicamente il senso di ‘aereo’ che oggi è la più tipica espressione della nostra civiltà.
Tutto questo fervore creativo rappresenta dunque la volontà degli architetti e degli artisti novatori di dare al nostro Tempo una fisionomia che, nella totale applicazione dei nuovi materiali costruttivi, interpreti lo spirito della Vita Moderna.
Fillia
Futurismo, a.I, n.4, 2 ottobre 1932