Futurismo attraverso le riviste letterarie a Catania ed altro Catania
February 20 – March 8, 2009
Palazzo Platamone, Catania
Curated by Vitaldo Conte
Presentazione di Vitaldo Conte Patrocinato dal Comune di Catania / Assessorato alla Cultura Inaugurazione: venerdì 20 febbraio ore 18
Un primo momento della Parola come Arte s’incentra sul -– Futurismo attraverso le riviste letterarie a Catania ed altro –, anche perché il Futurismo catanese fu prevalentemente letterario. Una sua prima e significativa “apparizione” fu certamente attraverso la rivista Pickwick (nel 1915), diretta da Antonio Bruno, Giovanni Centorbi, Mauro Ittar. L’uscita successiva (nel 1921) della rivista Haschisch, fondata da Mario Shrapnel (pseudonimo di Giovanni Melfi Maiorana), rappresentò la più significativa testimonianza del Futurismo a Catania e del suo contesto culturale: sulle sue pagine fu pubblicato il Manifesto dei Futuristi Siciliani (in cui si proponeva l’utilizzazione moderna del Teatro Greco di Siracusa). Interessanti i passaggi e gli incontri di Marinetti, a Catania: con Giovanni Verga e, successivamente nel 1928, quello documentato dall’intervista di Vitaliano Brancati. Meritevole di menzione il percorso artistico di Domenico Maria (Mimì) Lazzaro (1905-68) e quello lirico della pittrice e poetessa Adele Gloria (1910-84). Questi autori sono stati “coinvolti” dal Futurismo, ma per un certo periodo, tornando successivamente a espressioni più consuete o allontanandosene per altre. La rivista diviene mezzo di diffusione di una poetica nella dialettica con le altre esperienze, ma anche strumento di consapevolezza teorica, oltre che di svecchiamento culturale. La volontà di comunicare in maniera sempre più ampia induce i movimenti, come il Futurismo e le altre avanguardie storiche, a riunirsi talvolta intorno a una rivista. Queste nuove riviste “create” in Italia s’intersecano con altri fenomeni: per esempio con il Dadaismo (tra quelle più interessanti e radicali), con cui ha dei rapporti di contiguità, principalmente attraverso Julius Evola. E’ da ricordare, infine, la rivista Futurismo-Oggi (diretta da Enzo Benedetto, poeta e pittore), attiva a Roma dal 1969 al 1993, in quanto fu l’ultima rivista e riflessione delle generazioni storiche del Futurismo. “La delimitazione cronologica del cosiddetto Futurismo storico, circoscrivibile da “studiosi” al periodo 1909-15 – nota Vitaldo Conte – può risultare una schedatura forzosa e semplicistica: misconoscendo gli sviluppi successivi, non si tiene conto dell’ulteriore ricerca innovativa di questo “movimento” e della situazione storica (quasi tutti i futuristi furono impegnati in guerra). La sua storia durò, comunque, con l’esistenza del suo fondatore (morì nel 1944): le esperienze postume ne “rielaborano” i linguaggi con la parola Futurismo preceduta da variabili prefissi. Può non sorprendere che, talvolta – è accaduto anche recentemente –, torni a “rivivere” (almeno a livello nominale), in altre apparenze, con nuovi “fedeli d’azione” (più o meno credibili). (…) Convertirsi al Futurismo significa sposare la sua innocente crudeltà che vuole “uccidere” ogni stagnazione dell’atto creativo, in quanto l’arte “non può che essere violenza”.” – Si segnala il servizio sottoindicato Storie di Danger Art, dedicato ad eventi sul Futurismo curati da Vitaldo Conte alla XIV ‘Città del Libro di Campi Salentina’: link